di Delia Vaccarello

Muovere il corpo ed essere mossi. Andare alla radice del movimento lasciando che la mente si liberi dai giudizi e dai pregiudizi. Che cosa è il movimento autentico? Cosa è il movimento creativo? Con questo articolo iniziamo un reportage sul corpo in movimento al di qua di una disciplina sportiva.

Se lo sport è palestra di vita e di democrazia, e questo avviene per una strutturale educazione al rispetto dell’altro e delle regole, è pur vero che il gioco può veicolare i pregiudizi sull’altro. Entrando nel cuore del movimento autentico e del movimento creativo vogliamo far vedere che alle radici del movimento esiste la possibilità di sospendere il giudizio, di farne a meno, di cercare e trovare il proprio gesto autentico senza entrare in una dinamica discriminatoria. Si tratta dunque di seguire il movimento nella sua assoluta creatività come dimensione di accoglienza di se stessi e degli altri. Nella esperienza sia del movimento autentico che del movimento creativo, il gesto il ritmo il suono devono darsi senza alcun freno. Per questo è una esperienza di pura accoglienza.

Nell’esperienza del movimento autentico c’è un testimone e c’è un mover. Il mover a occhi chiusi inizia ad ascoltare in se la sorgente del movimento e ad agirla, cercando posizioni, ritmi, sperimentando vocalizi, versi, canti. Il presupposto è : non giudicare, lasciare che il movimento scorra, che trovi la sua strada, che diventi la parola del corpo. Il testimone osserva, pratica l’accoglienza, e poi restituisce ciò che ha visto. Dona al mover la certezza di essere visto. E in questo modo permette la libera espressione della persona che si muove. Mentre il mover si lascia andare al movimento sa che uno sguardo prezioso lo sta seguendo. Si tratta di una pratica che permette di favorire l’espressione di corpo e di mente, non più vissuti come entità separate.

La disciplina del Movimento autentico nasce con la danza intesa come strumento terapeutico, e quindi con la Danza-Movimento Terapia, che è nata negli Stati Uniti intorno agli anni quaranta del secolo scorso come modalità di approccio relazionale alla persona.

Mary Withehouse, di formazione psicoanalitica junghiana, sviluppa per prima negli anni 50, le tecniche di immaginazione attiva attraverso la nozione di “movimento autentico”. Sono tecniche che favoriscono il movimento proprio di ciascun individuo nell’attività spontanea di improvvisazione. Tale pratica permette l’accesso a dimensioni dello psichismo e di scandagliare la memoria del corpo. Consente di liberarne il potenziale.

Janet Adler ha sviluppato il movimento autentico come ponte tra la danza terapia e la psicanalisi. Scrive la Adler: “In the discipline, in an empty studio, in the presence of an outer witness, an individual beginning as a mover, discovers, journeys through hidden recesses in personal time, personal space, becoming a more conscious witness of herself and then of others. In this untidy, uneven, unpredictable process, an embodied relationship, particularly with imaginative and associative phenomena, moves toward direct experience of energetic phenomena integrating, becoming intuitive knowing”.

Il concetto di testimonianza è cruciale, mentre il testimone accoglie il mover e poi restituirà ciò che ha visto in alcuni momenti scelti della esperienza, il mover a sua volta coltiva il testimone interno. Una sorta di presenza vigile al corpo, dentro movimenti che non sono direzionati, che fanno meno leva sulla volontà e più sulla improvvisazione.
Il movimento creativo ha una tecnica meno rigorosa, permette e favorisce la libertà del movimento sia del singolo che del gruppo, la visualizzazione libera, l’esporazione del proprio corpo nello spazio da solo e in relazione agli altri, ma non crea la coppia testimone e mover.

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